Punturine 2 - La Vendetta
Seconda e ultima raccolta
di una rubrica di culto
Fanno sempre più male le ultime cattive Punturine
Perfide seppur leggere, le Punturine svolazzano nell’aere, e infilzano chiunque, potenti e impotenti, quando meno se l’aspettano. Non fanno sconti, non risparmiano nessuno e non hanno compassione di nessuno. Colpiscono e basta. E a volte fanno anche male. Ma sulla punta acuminata dell’ago nascondono sempre un ironico sorriso. Talvolta, con una piega di amaro.
Questo libro, Punturine 2 la Vendetta, raccoglie novantaquattro Punturine, selezionate dallo stesso autore, che lo scrittore e giornalista veneziano Roberto Bianchin, firma storica di Repubblica, ha pubblicato dal 2013 al 2015 nella sua omonima rubrica settimanale sul quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre, fino al momento in cui ha deciso di troncare la collaborazione, dopo cinque anni, ritenendo che non sussistessero più le condizioni per proseguirla con la necessaria autonomia di giudizio.
Questo è il secondo (e ultimo) libro che raccoglie il meglio di questa rubrica di culto che tutte le domeniche ha fatto discutere, emozionare, indignare, applaudire e infuriare la città di Venezia. Nel primo, Punturine, pubblicato nel 2013 sempre da I Antichi Editori, e tuttora disponibile su www.iantichieditori.it, erano raccolte altre cento e diciannove Punturine, pubblicate tra il 2010 e il 2013.
Lo sguardo di Bianchin è spesso ironico, talvolta perfido, mai scontato. Racconta fatti e misfatti della città che fu Serenissima senza guardare in faccia nessuno. Senza inchini e riverenze. Con la brillantezza di linguaggio e lo sguardo cinico e a volte spietato, ma sempre beffardo e tagliente, a tratti anche grottesco e surreale, che ha caratterizzato i suoi migliori reportage e i suoi libri più riusciti.
Le sue Punturine sono cammei, squarci nel buio, fulmini e saette e non di rado lampi di poesia. Talvolta l’opinione si dilata, il polemista si fa prendere la mano dal narratore, e la Punturina domenicale si fa racconto puro, vola fuori dalle pagine del giornale e si trasfigura in qualcosa che si avvicina al profumo di letteratura, alla maniera degli elzeviri delle terze pagine dei giornali di un tempo e degli scrittori di una volta.
C’è sempre Venezia, la sua Venezia amata e odiata con la stessa forza, sullo sfondo di queste Punturine. Non soltanto perché sono state pubblicate per anni su un giornale di Venezia, che già sarebbe stata una ragione sufficiente, ma perché l’autore aveva scelto per un periodo di fermarsi a prender fiato in questo tempo smarrito tra l’amore imperituro per una città unica al mondo, e il disagio e il dolore nel vederla assalita, vilipesa e degradata, ridotta a un baraccone.
Ha ricevuto molte lettere, l’autore, per le sue Punturine. Molte di plauso, molte di critica. Non ha mai risposto a queste ultime. Perché trova odioso, dice, fare la replica della replica. Perché non gli interessa avere l’ultima parola. Ma soprattutto perché sostiene di non avere la verità in tasca, ma di esprimere soltanto un’opinione. Liberi tutti di averne una diversa. Scrive infatti che tutte le opinioni, purché espresse civilmente, sono lecite. E, come dice la parola stessa, opinabili. L’importante è poterle esprimere. Anche quando pungono e bruciano il culetto, come le sue Punturine. Ma non è sempre facile. Anche nei giornali che si dicono indipendenti. La libertà di opinione dà fastidio. Proprio per questo è un bene sempre più raro. Da difendere con ogni mezzo.